Bengala #13 - Non siamo mica gli americani


DOMENICA ORE 18,30
TELEVENDITA STAMPE BANHOFF
HAIL TO THE THIEF!
diretta Instagram conduce Alessandro Mannucci
Sempre la solita indicazione: - se è troppa roba skippate, - non sentitevi in colpa a saltare un pezzo - Lasciate che sia la vostra curiosità a inchiodarvi allo schermo.

EDITORIALE UMORALE
È andata come doveva andare.
Tutta la vita forse è andata come doveva andare.
Un paio di mesi fa mi hanno rubato tutta l'attrezzatura fotografrica in Stazione Centrale. Son stato sbadato un attimo e ci ho rimesso un bel po' di soldi e dei lavori che non torneranno mai più.
Ma alla fine tutto è così no? Alla fine succede che alla vita accade la morte, non il contrario. Tutto passa o trapassa, tutto cambia forma. Il lavoro vero è sempre l'accettazione.
I più mi hanno suggerito di fare una raccolta fondi ma non era nel mio stile. Mi pare di far l'elemosina e io mi sento sempre a disagio a chiedere.
Allora ho deciso di imbastire un evento: domenica di Pasqua, alle 18,30, Alessandro Mannucci condurrà una vera e propria televendita con alcune stampe mie in formato A4. Ci sono un po' di Canini e un po' di Fie.
Per chi non lo sapesse sono i soggetti con cui la fotografia per me ha preso forma. C'era già prima nella mia vita, c'è sempre stata, ma con questi due temi mi sono allineato sulla mia frequenza.
Canini: mai avuto un cane, mai fotografato un padrone. Arrivo a Milano e sono sperso, solo, un pò intimorito. Così comincio a notarli, non sono io che trovo loro, ma loro che mi chiamano. Canini legati fuori dal supermercato, canini nelle borsette, canini in braccio. Li chiamo Aspettini, Bravoni, Peorine (nel caso di piccole pecore ovvero barbonicni). Li ritraggo come se fossi che ne so Caravaggio, hanno un'anima. Ancora oggi li scatto. Per due anni ho fatto solo questo.
Fie: dopo aver alzato lo sguardo dal marciapiede ho cominciato a cercare altro. E cosa se non la gente? E cosa meglio ancora se non le FIE (donne). Tre anni con i miei amici (Fede Perro, Giorgio Serinelli, Moreno Pisto e il Guru) a mandarsi foto delle FIE in chat. Volevamo mappare tutta Milano. Io scattavo come un ossesso, per me il lavoro è uscito dalla chat è diventato la mia missione di vita. Le vedevo belle, uniche, le celebravo. Non ne ho mai fermata una, ho scattato tutto di nascosto. Ancora oggi continuo a scattarle.
Se volete sostenermi ci vediamo domenica alle 18,30 sul mio IG, vendo le stampe A4.
Ora godetevi un po’ di roba buona.
LA COSA PIU' BELLA CHE VEDRAI OGGI

Ciao siamo gli alieni di dentifricio
Facebook per certi versi è ancora come Zion, la città di Matrix in cui puoi trovare delle perle di genuinità non corrotte dalle macchine della cancel culture.
Questa pagina: Agnelli di pasta di mandorle brutti, è il modo migliore per celebrare la Pasqua.
Giuro che non riesco a smettere di ridere. Metto un po' di foto loro ma voi seguiteli perché sono totali.



1) Peora di Pregio 2) Peora della mutua 3) Peora di cous cous con faccia spappolata

Ciao, sono Feto di ornitorinco

Feto alieno

Cammello essiccato fatto con pane che contiene papero impalato senza becco



1) Giraffa imbalsamata 2) Peora vomitata che vomita 3) Slimer


1) Peora spiaggiata 2) Peora un po' macerata

Peora smarties e cioccolata


Ciao noi siamo: Suino e Feto


Chiudiamo con: cane e Blind Peora
LA VERA COSA PIU' BELLA CHE VEDRAI OGGI

C'è un libro che non è in vendita e si può scaricare gratis qui e si chiama: Gabriele Basilico nelle foto degli altri.
Lo ha assemblato chiaramente Giovanna Calvenzi, moglie di Gabriele, photo editor, curatrice, che da tutta la vita altro non fa se non creare libri, promuovere fotografi, divulgare cultura, portare avanti il lavoro di suo marito.
Il libro è fantastico, pieno di momenti unici tra gli amici e di lavoro. C'è Basilico nelle sue metropoli ma anche nei viaggi, immortalato in una pubblicità per cerniere con sua moglie Giovanna nientemeno che da Colombo. Poi gli anni settanta, gli ottanta, i viaggi le cene, gli amici, Berengo, Ghirri, Lisetta Carmi, Campigotto, Thorimbert, il gatto Guido, tutte le foto scattate da Giovanna e con Giovanna che documentano il loro rapporto, la loro forza. C'è un bacio bellissimo scattato da Enrico De Luigi tra Gabriele e Giovanna così come altre perle, tutte da scoprire.
Io non ho avuto la fortuna di conoscere Basilico di persona, sono arrivato tardi. Mi ricordo chi mi parlava di lui con ammirazione dicendomi che era un uomo alla mano, un buono. Lo ritrovo così nelle foto di queste pagine e me lo sono imparato a immaginare negli anni ogni volta che ho ascoltato Giovanna parlare di lui.
Mai sul suo viso ho visto altro che un sorriso quando parla di suo marito e la cosa non so spiegarlo ma mi ha sempre dato molta serenità.
Una sera ero in casa di Giovanna, mi ero trattenuto assieme ad altri ed ero stato invitato al tavolo. Mentre parlavamo nel salone e mangiavamo, dal niente il gatto Guido che dormiva sulla poltrona ha fatto un salto immotivato, un balzo, ed è atterrato sul pavimento. Non c'ho pensato due volte, ero sicuro che Gabriele (mi sento a disagio a chiamarlo per nome visto che non l'ho mai conosciuto ma come posso non farlo?) si fosse seduto. Così me lo immagino: una persona che si siede in mezzo alle altre a cena, per parlare, per ascoltare. Così lo ritrovo in queste pagine.
Un libro del genere poteva di sicuro finire in libreria, chiunque lo avrebbe pubblicato e comprato, ma al telefono Giovanna mi spiega: era il compleanno di Gabriele, ci sono le foto dei suoi amici, volevo che chiunque gli voleva bene potesse averlo.
Eccovi serviti.









NON SIAMO MICA GLI AMERICANI

NON SIAMO MIIIIICA GLI AMERICANI
La California è anche un posto in dondo alla Toscana che si chiama così un po' perché spiega la goliardia di questa regione, un po' perché è davvero La California, ma in chiave nostra.
Pavese lo diceva: gli americani, gente che non capisce. Suonano solo il blues che è quella roba in tre quarti, non apprezzano un walzer.
Il mio psico dice che più folli dei californiani ci sono solo gli hawaiani. I meno folli si fanno intimorire dall'oceano, ma a quelli matti davvero non gli basta stare a Mattolandia e devono andare oltre.
Comunque a Mattolandia ci sono stato e sono matti davvero.
È tutto stupendo laggiù ed è tutto assurdo. Cibo healty superfood ma non sanno farti un drink, macchine del ghiaccio che funzionano h24 e autolavaggi che sembrano Gardaland ma tutti per campare fanno un paio di lavori (tra cui gli autisti di Uber). Mi piace la California, ci voglio tornare, ci vorrei anche un po' vivere. Al tempo stesso penso che la Silicon Valley sia una parte estrema di Mattolandia. So delle case pulciose in cui vivono i dipendenti Google, la follia dei prezzi, lo stress, l'arrivismo, l'ansia di essere nel luogo dove si progetta il futuro.
Queste foto fanno parte di un bellissimo lavoro: Silicon Valley. No Code life di Ramak Fazel.
Ecco le foto degli appartamenti in cui la gente dorme in terra, delle visite dei turisti ai palazzi di Google con la borsetta al collo e l'ansia da comitiva, i piccoli supermercatini notturni dove dipendenti stressati vanno a spendere i loro spicci in liquori.
Ecco la dimensione assai meno smart della Silycon Valley, che per essere tale ha bisogno di un sacco di piccoli schiavi: programmatori, account, manager, junior sounasega per erigere le colonne dell'Impero. Anche gli egiziani hanno costruito le piramidi ma infatti le hanno fatte erigere ai morti di fame.
Certo la Piramide era solo la tomba del Faraone e niente più mentre l'iPhone è uno strumento nelle mani di tutti, ma perdio cosa è cambiato in cinquemila anni? Niente, siamo formiche.
Ps ci son rimasto di sasso. Credevo fosse il lavoro indipendente di un fotografo e poi scopro che c'è un sito sul libro, questo. Beh il sito è sponsorizzato da TOD'S, il brand di calzature. E in pratica TOD'S ha commissionato al fotografo il lavoro. Infatti nel sito si parla tantissimo di TOD'S e pochissimo del fotografo quando invece dovrebbe essere il contrario.
Per un attimo penso: che faine. Poi: che invidia. Il Brand è talmente avanti che mangia mercato e caga profitto, è così figo che produce libri editi da Rizzoli usando il fotografino indie per essere riportato su tutte le pagine culturali del mondo compreso questa. E al tempo stesso mi rendo conto che è così che si fanno le cose, che quel fotografo è un dritto, che da noi un brand romperebbe tantissimo le palle con le consegne, che lo farebbero fare ai soliti noti come gli spot sulla Calabria di Tornatore e boiate simili.







IL LIBRO GIUSTO

Leggo Masneri sul Foglio e quando ho visto questo libro in uscita per Adelphi sono corso a prenderlo. In alcuni tratti è un po' moscio, ovvero quando è serio, perchè più che serio e seioso.
Masneri è dichiaratamente arbasiniano e rende il doppio quando fa reportage champagne, sono divertentissimi i suoi racconti da insider nel degrado silincovalleico (come dice lui).
Il libro vale la lettura e fa un figurone con sta copertina che è una foto pazzesca di Gregory Halpern, chiamata Los Angeles e dintorni.
Io non sapevo chi fosse Halpern, ma postai la storia su Instagram e Piero Piercoco (che ne sa veramente a pacchi di fotografia) mi dette la dritta. Io ora la passo a voi. Libro bello e fotografo bravo.



I CULI DI FANULI

LEE FRIEDLANDER
di Gianpiero Fanuli
Su Lee Friedlander , Grande Fotografo Americano, si sono spese parole, publicati libri e mostre in ogni parte del globo. Esponente della Street photography insieme a nomi come Harry Callahan o Gary Winogrand, Friedlander ha segnato un‘ epoca con i suoi celebri Autoritratti: ombre riflesse sui passanti, vetrine, coppe e incroci delle strade, anticipando vari altri filoni sul genere, o i suoi celebri scatti di surreali vedute Americane viste dalla sua auto: “America by car”.
Meno citati forse i suoi nudi.
Oggi in un periodo depresso da un marketing provinciale sull’accettazione, l’inclusività o la body positivity, che altro non sono in molti casi se non l’altra faccia dell’esclusione, il giudizio ed il narcisismo più patologico, Lee Friedlander si prese il lusso di amare col suo occhio le donne. Ma tutte le donne: Alte, magre, basse, tonde, alcune persino indolenti alla depilazione. C’è anche una giovanissima Madonna non ancora famosa e ginnicamente modificata, che poso’ per lui nel 79 /80 per pochi dollari.
I suoi nudi sono riprese quasi a brucia pelo immediate, a volte chirurgiche ma profondamente spontanee. Se è vero che l’immagine d’arte crea più delle domande che risposte, o associazioni mentali, i suoi nudi si avvicinano più a dei paesaggi del Nevada o a delle distese che ad una semplice donna svestita.
Dopo una prima edizione rintracciabile solo nel collezionismo, da qualche tempo, e’ stato editato un nuovo libro di suoi nudi, aggiornato con fotografie più recenti, pubblicato da D.a.p : “Lee Friedlander a second look the nudes”. Da vedere e rivedere, per chi magari non lo conosce ancora, o da studiare per tutte le legioni di fotografi o fotografe che creano autoritratti o immagini di nudo, nascondendosi dietro logoranti parole sull’accettazione di se’. Friedlander lo faceva e bene, e senza tediare nessuno.






LEGGEREZZA




Fatastico Pantani

Direttona martedì sul mio Instagram con Santese e Valli, autori de Il corpo del Capitano (Cesura).
Ok è tutto. Ci vediamo la settimana prossima. In fondo a Bengala troverete sempre e soltanto una frase di Charles Bukowski. Sappiatelo.

Cosa ti ha spinto a scrivere?
Beh, sai, per uscire dalle fabbriche e dai mattatoi, dai giorni sprecati, da tutte quelle ore mutilate, quale metodo migliore c'era per raggiungere l'equilibrio? Mi ha aiutatato a tenere distante il coltello dalla gola, anche se la mia roba veniva rifiutata. Leggevo libri e riviste e notavo la bianca lattescenza morale della scrittura.
Intervista di Alden Mills, 1989