BENGALA #135 - L'ULTIMO BENGALA 😞
consigli di lettura - salvati dai reel scemi by L.V.C.A.M.- Poster - libri/dischi - Spucches
«Oggi il cretino è specializzato»
Ennio Flaiano, 1959
Guardavo Temptation Island l’altra sera e riflettevo sullo spettacolo. In Cormac McCarthy, precisamente in Oltre il confine, a fine ‘800 nei paesini del Texas si sa che alcuni portano gli storpi nei freak show per raccimolare due spicci. Mi ricordo di questo personaggio che aveva un fratello al guinzaglio e lo teneva in una gabbia. Immorale si, ma che si fa per vivere? E la gente lo andava a vedere e gli lanciava il cibo, oppure ne rideva. Era considerata una normale forma di intrattenimento ed è l’equivalente di Temptation Island oggi. Si prendono i più dementi della società e li mettiamo in tv in modo che noi normali possiamo guardarli e riderne. Ridereste mai di gente con handicap? Non si può. Però quelli in teoria sono normali. In teoria sono la pancia del paese, la grande maggioranza degli italiani. Ho visto con avidità la prima puntata di Temptation che è una sorta di breviario del patriarcato tossico e della relazione tossica, dei prodromi della violenza domestica che portano a denunce e femminicidi e a suicidi dei mariti e mentre lo guardavo pensavo alle riunioni degli autori e dei manager di Mediaset, a Piersilvio che vuole culturalizzare la rete, a tutti questi discorsi. Al tempo stesso sento l’armonia dell’universo, il normale fluire degli eventi. Mi diceva Tricarico su IG: e che dobbiamo fare Ray di fronte a ciò? Riderne, dobbiamo riderne. Dobbiamo prenderli per il culo. Aveva ragione Wanna: i coglioni vanno inculati!
Un filo rosso collega i scemi sull’isola e i loro tatuaggi o-scemi con quelli di Scamacca e dei nostri Azzurri. Per una volta son d’accordo con Cazzullo: l’Italia spacca in tutti gli sport tranne che nel pallone. Si capisce bene il perché… Atletica, corsa, tennis, tutti gli sport un minimo elitari sono ancora salvi. Tutto ciò che è snobistico o elitario è salvo per ora.
Il calcio è diventato un trampolino sociale più che uno sport, una risacca in cui deve confluire TUTTO. Da bimbi il pediatra vuole che si faccia sport perché FA BENE, beh il calcio non solo è uno sport che fa bene ma ci definisce socialmente. Uno ci manda i figli sperando che diventino calciatori di Serie A visto che in Serie A anche l’ultimo arrivato è milionario e gira in Ferrari e potrà mantenere tutta la famiglia per un paio di generazioni se non si sputtana il capitale tra macchine e boiate e femmine. E non ditemi che non è così.
Il calcio è cannibalizzato dal mercato così come lo spettacolo. Infatti il calcio oggi fa cagare. Le partite sono troppo lunghe per gli standard di oggi (“Il calcio è finito” cit. Freddy Lorenzi) e sono BRUTTE se non per un 20% di partite di campionato che comprendono squadre fuori dal mainstream. Vent’anni fa le partite erano tutte belle, adesso sono quasi tutte brutte. Perché il calcio è bruttizzato dalla gente che lo pratica: i più brutti della società di solito. Calcio e musica sono due trampolini sociali, tutti i fenomeni degli ultimi quindici anni vengono da lì e sono TUTTI BRUTTI (Maneschini, Elodie, Arisa, Sfera, Fedez, Scamacca, Cristante, la Nazionale, la Serie A). Oggi un programma come Sarabanda sarebbe impossibile perché le melodie non ci sono più e dei cantanti conosci solo la fessa o i tatuaggi. Tutta roba buona per Radio Merdajay coi suoi non-dj ma conduttori marionetta che ridono di continuo (ma che cazzo ridono?).
Lo spettacolo quasi interamente è un settore cannibalizzato dalla bruttezza perché è tutto finalizzato al mercato. Non c’è libertà espressiva. I pesci piccoli per emergere si atteggiano a mini famosi, gli influencer e i tuoi amici su TikTok fanno i video e si comportano nei video come se fossero famosi, risultando in tutto e per tutto, dei casi umani. La libertà espressiva sta nello stare su una linea: un piede da una parte e uno dall’altra, non definirsi mai, non essere niente, non affiliarsi a nessuno troppo più grande di te, non sminuirsi, non vendersi per stupide visibilità. Fai il tuo e porta a casa. Basta.
Guardavo la tipa che mette le cover dei cellulari. New Martina. 4000 persone in un centro commerciale di Palermo la attendono per ore e la accolgono tra grida e applausi per il lancio della sua linea di prodotti del cazzo per il telefono.
un centro commerciale, il tempio del becero, il non tempio del rito pagano di venerazione del famoso per niente. Mi dicevano: tiktok è una bomba ci sono cose fighissime. Sempre visto solo dementi e casi umani. Sono cresciuto in un’era in cui i miti commerciali erano il Drugo Lebowski e Kurt Cobain, gente che ti diceva: fotti il sistema, sii becero e non confonderti con quei cretini, suona, non sarai ricco, fatti le canne, vivi FUORI dal mainstream. Oggi è tutto il contrario.
Mi ritengo fortunato.
Ho letto cinquanta pagine del Premio Strega: L’età fragile. Autrice donna che scrive per donne e parla della figlia adolescente. Una presa male unica, una roba di uno sciatto di un moscio di un paranoico che la metà basta. Il mercato questo vuole. Dateglielo e al tempo stesso prendetevi altro. Io mi sto ammazzando con Estinzione di Thomas Bernhard, altro che il Premio Strega. Vuoi esser preso male? Ciucciati un po’ di Bernhard che ti passa la paura.
Con tutto il rispetto per il rincoglionimento direi viva Vittorio Feltri che prende per il culo tutti e abbasso il sindaco di Catanzaro che lo querela. Ma sai che gliene frega a Vittorio? Lui ha già un piede da una parte e uno dall’altra. Come tutti noi del resto, anche se facciamo finta di no.
Godetevi gli scampoli estivi, guardate il cielo e pensate che la NASA ha dedicato un corpo celeste ad Annalisa, la cantante italiana dotata di laurea in fisica (devono aver pensato: cazzo di solito sono dei decerebrati analfabeti! questa ha la laurea in fisica che è difficilissimo, sarà un genio sicuro. Poi ha cento milioni di miliardi di stream quindi CAPITO?).
Cioè se ti metti a guardare la società da vicino non c’è un minimo di speranza. Non ti resta che stare un po’ distante, a distanza di sicurezza diciamo, il giusto per non farsi bruciare.
Ci vediamo a settembre. Io chiudo tutto. Vi lascio coi libri da leggere.
Non fa il caldo dei soliti luglio
ma la pietra di Livorno è arsa rossa
è qui dai tempi dei romani come se non fosse mai successo nulla
e in effetti tranne noi cosa altro?
Scintilla tutto dall’asfalto
son piccoli buchi dall’occhi all’ossa
due bimbette colle tette scoperte
alla fermata del bus
ruggiscono ai passanti in dialetto
Emanano pericolo, paiono baby squillo
maculate tatuate carbonizzate
il loro urlo una sorta di mossa di prevenzione
Schiaccia il nemico prima che lui giunga a te.
“Mordere il cielo coi denti” dice Crepet
in un manifesto sullo sfondo
Sverniciato dal sole, privo di senso, e al tempo stesso necessario al senso di tutto
Loro si che ti mordono
Quelle si che ti mordono, Paolo.
Poi arriva Ibraim, ha due mogli e tre figli,
mi chiede 5 euro e gliene do 7 dei dieci che ho
c’è Allegri gioca a pallone al gabbione
Jonathan Canini lo youtuber parcheggia il macchinone
Il mondo passa anche da qui ti dici
Il mondo infatti è niente
Mi è piaciuto così tanto che poi ho scritto una email a Masneri che giustamente non mi ha cagato. Era una email affettuosa. Questa roba non funziona. Invece il secondo romanzo di MM si. L’ho letto in due giorni sentendomi in un’atmsofera da film italiano di Sorrentino e al tempo stesso in un libro di Buzzati più che (finalmente) di Arbasino. Infatti Paradiso è molto meglio di Monti, Addio che era ridicolmente simile al padre letterario spirituale di Masneri.
Un Jep Gambardella meno Jep Gambardella e quindi più credibile è Barry, il co-protagonista del romanzo che accompagna Federico alla scoperta di se stesso. Federico lavora nei magazine fighi di Milano ed è infelice, a partita iva, invischiato in un rapporto omosessuale che lo abbacchia e scopre il gusto di perdersi in un contesto di vecchie cariatidi alla deriva, in mezzo a una natura incontaminata: il Paradiso.
Davvero un bel libro, lo consiglio a tutti.
Sono sincero, l’ho iniziato ma devo finirlo. L’ho comprato senza sapere niente di chi c’è dietro, se c’è qualcuno dietro (Raimo?) o cose del genere. Mi ispirava il fatto che fosse scritto nell’italiano stentato di un uomo di strada, un immigrato che ha girovagato decenni per Roma arrangiandosi occupando case e bevendo. Lo spessore umano c’è, tanto, quello letterario meno. Il fatto è che se uno vuol leggere un libro simile gli consiglio Fame di Knut Hamsun, perché Janek, per quanto sincero e vero, non è che ti porti in lidi letterari mentali e ti innalzi a un altro livello di pensiero. Ti riconosci in lui, gli sei vicino, provi affetto, ma rimani in un mondo che conosci.
Tuttavia ad alcuni può piacere, quindi lo metto.
Ci sono dei periodi in cui uno non legge e si sente una capra. Vorresti leggere un libro “bello” che ti riabilita alla lettura, al suono delle parole, a quella pratica ascetica che è starsene fermi su una poltrona a sfogliare delle pagine. Ecco per me quel libro è stato Attraverso la notte di Sloane, che mi ha sbloccato da un periodo zero libri.
Non si tratta di grande letteratura né del romanzo che vi cambierà la vita ma di una storia un po’ paranormale, retrò, sci fi. Sembra una puntata de La Signora in giallo ma scritta da Stephen King per X-Files.
Un Lovecraft che a differenza di Lovecraft è ironico, lo scrive pure King nella preziosa introduzione. Infatti l’autore, che era un editore e un furbo, si è ispirato più che a Lovecraft a un autore minore, una sorta di complottista del secolo scorso.
Tra i lettori di questa newsletter ci saranno quelli che vivono per Ellroy e quelli che non lo conoscono.
I primi possono saltare questo pezzo.
I secondi dovrebbero ricevere delle informazioni, ma come si fa? C'è troppo da dire. Forse è bene lasciare il mistero, incuriosirvi. L'autore di L.A. Confidential non è solo uno scrittore di best seller, è un fenomeno messianico, uno scorbutico americano medio dedito a parlare dritto in faccia e a calpestare tutto come un caterpillar. La sua prosa è il suo vangelo, il ritmo che ha nelle frasi è pari al tumulto che vivi leggendole.
Possiamo solo incuriosirvi, il resto lo farete da soli.
Dopo qualche libro poco efficace, Ellroy torna con quello che sa fare meglio: Los Angeles e Hollywood, Marylin che succhia a JFK, le cimici piazzate per sentire le sue conversazioni da tossica dipendente dalle pillole e dagli uomini, le notti in bianco del detective guardone Freddy Otash che per un centone mette a repentaglio le vite degli altri, un’America di vippetti e scandaletti in cui andare a letto col presidente era prerogativa delle squillo. Non troppo diversa da oggi quindi, no?
Scrive Alessandro Gnocchi su Il Giornale: «I saggi della Calcolatrice meccanica sono anteriori al 1985. Non c'era la Rete ma Burroughs in fondo aveva capito la direzione della nostra società.
Il sogno dei politici è instaurare un regime all'apparenza buono ma in realtà coercitivo, regolato dalla burocrazia, senza privacy, in cui lo Stato può darti e toglierti tutto, dal lavoro alla vita. In nome della libertà e del progresso. Mentre lo Stato conquistava spazio, il popolo bue era tenuto impegnato in polemiche grottesche in cui entra in gioco quasi sempre il fascismo. Parola senza referente nella realtà, a parte qualche scalmanato. Dunque parola protagonista di discussioni inutili e infinite. Mentre noi ci accapigliamo, il Potere si occupa di ciò che davvero conta: la fusione con le macchine, i farmaci del futuro, il trasloco nello spazio di una parte della nostra specie, i nuovi metodi di fare la guerra. E qui veniamo alle armi biologiche, meno costose di quelle nucleari. Il sogno, scrive Burroughs, è un virus selettivo, una pestilenza che faccia fuori, ad esempio, una etnia: «Prima o poi si potranno produrre nuovi virus per i quali non c'è cura. Qualunque piccolo Paese dotato di un biochimico capace potrebbe produrre queste armi biologiche. Basterebbe un piccolo laboratorio. Se si può fare, qualcuno lo farà. Certo, è quasi fantascienza. Sfortunatamente la fantascienza ha il brutto vizio di avverarsi».
Su Mollette trovate un altro bel post di consigli di libri, totalmente diversi dai miei. Tipo:
FECONDITÀ
Oggi mi sento bene, un Balzac; sto terminando questa seconda riga.
-Augusto Monterroso
CARTE IN POSTUMACIA
Esce di casa, si trova nella via, un cavallo aspetta, un servitore tiene la staffa, si cavalca attraverso un deserto echeggiante.
-Franz Kafka
I dischi dell’anno stanno qui, su Bastonate di Francesco Farabegoli. Bellissimi. Recuperate Beth Gibbons, The Smile, etc.
Scrive Farabegoli: «Da qualche anno è aumentato il numero di articoli che a fine giugno stendono un recap delle migliori uscite dell’anno in corso. L’aumento è dovuto, direi, al fatto che questi articoli sembrano in qualche modo avere un impatto reale sui lettori delle riviste musicali online, e l’impatto è dovuto probabilmente al fatto che ascoltiamo più musica di quanta ne abbiamo mai ascoltata prima di oggi e che in mezzo alla giungla di entusiasmi della prima ora, recensioni, consigli di amici e quant’altro ci si trovi un po’ a corto di punti fermi, o peggio ancora a rimpiangere un fantomatico passato in cui la penuria imponeva un certo grado di qualità, come se tutti i gruppi degli anni ’90 fossero buoni quanto i Godheadsilo, o come se ai concerti dei Godheadsilo ci fossero 30mila paganti, o che so io. La puntata che segue si accoda vergognosamente a questo trend dei riassuntini e racconta di alcuni dischi, usciti nella prima metà del 2024, che mi porterò dietro nella seconda metà del 2024. Non sono necessariamente i miei dischi preferiti della prima metà del 2024, sono semplicemente dischi di cui sento il bisogno di parlare perché se n’è parlato poco, o di dire qualcos’altro rispetto a quel che è già stato detto. Ci tengo anche a dire che l’ordine di elenco è assolutamente casuale e che se un disco è prima o dopo un altro non significa che mi sia piaciuto di più».
di L.V.C.A.M.
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Note scritte male in ordine pindarico e di gravità.
I.
Il numero di parole che si possono mettere nella black list di Insta è limitato a circa 80; insieme al fatto che inserirle è tricky (bisogna salvare poi tornare indietro, sennò non le ricorda), è una limitazione molto frustrante e che dimostra quanto in malafede siano i gestori di Meta.
II.
Che cosa volevo ottenere? Tolti i reel con immagini di animali nelle foreste e nelle giungle ad altissima definizione, volevo solo vedere spezzoni di bellissimi film, possibilmente a partire dagli anni 80. Perché voglio vedere solo animali è semplice: gli animali sono magici e sono la connessione magica con la Natura, che ci ha creato ma di cui siamo anche un elemento separato. E di questa separazione non ce ne faremo mai una ragione e saremo disperati per sempre, tutto il tempo che non guardiamo un animale.
III.
Chi ha già visto questa lista mi ha bollato come una “bestia menefreghista e individualista” (forse era un
incoraggiamento ad abbracciare il mio destino, più che una critica). Ma, che vivrò pure in una bolla, ma che come Foscolo e Parini parlo con lingua del Santo Vero, so che il motivo è che fa più rumore un albero che cade (escludere la parola LGBT) che una foresta che cresce (escludere pure tutte le parole della manosfera neonazista).
IV.
Non è un’idea bizzarra: si possono escludere cause degnissime in cui si crede profondamente e si possono escludere cose che si disprezzano in modo assoluto, violento; precisamente per la stessa ragione: non le voglio vedere quando apro Instagram. Voglio vedere solo River Phoenix. Non ho bisogno di vedere le cose giuste, non ho voglia di vedere le cose sbagliate.
V.
La cosa più raccapricciante in assoluto però è: come una cosa affascinante come la vita sentimentale sia l’argomento più stupido, noioso, vuoto di tutti. Ne parlano solo le persone che sono l’equivalente esistenziale, manco del sotto proletariato, ma proprio dei nullatenenti di idee, buttati su un marciapiede dell’esistenza, senza niente che le questioni sentimentali. Sono gli stessi che posseggono solo il proprio corpo, e a cui non sembra strana una cosa da sociopatici: un intero profilo social composto solo ed esclusivamente dalla propria immagine. Il loro intero universo è un ologramma catturato nel loro buco nero del culo. Stare dentro uno spaziotempo collassato è interessantissimo dal punto di vista scientifico, ma come esperienza umana è la definizione di inferno.
VI.
Tutti gli influencer sono il male. La ragione è ineludibile e irrisolvibile. Per loro tutto (il bene, il male, il giusto, lo sbagliato, il bello, il brutto) si misura in termini di profitto (i like, le visualizzazioni). Quando l’unico metro di giudizio e di interpretazione della realtà è il profitto, non passa in secondo piano: scompare. Esiste solo quello. E’ per questo che gli influencer sono il male e spero che muoiano tutti. Sono il male assoluto del mondo, la scomparsa di tutto quello che non è profitto. Se il mondo è la memoria del mondo stesso, di ogni singola storia, fatto, sensazione, idea, reazione... gli influencer sono Gli Estranei del Dio della Morte: il nulla che cancella tutto quello che è qualcosa. Ed esistono per colpa nostra.
In questo momento il mondo giornalistico è fermo.
Per essere libero devi costruire un rapporto con i lettori e non fare troppo affidamento sui social. I social sono uno strumento utile per la distribuzione e per il marketing, ma possono essere un mezzo, non un fine. Troppi media sono nati su Instagram e il loro essere "su Instagram" era la loro stessa ragione di essere. Ma non siamo più nel 2018. Il pubblico ha capito che i social solo un filtro: spesso un filtro di perbenismo, di già detto e addirittura, in alcuni casi, di censura. Per questo stiamo lavorando a costruire una nostra piattaforma proprietaria dove distribuire le nostre rubriche, siano essere articoli, video o podcast. Bisona dare la possibilità alle persone di scegliere cosa guardare, cosa ascoltare e cosa leggere dandogli la possibilità di sostenere gli autori, il media e di partecipare in qualche modo alla sua esistenza. Viviamo in un mondo di politicamente corretto dove scrivono "G4z4" al posto di Gaza nelle stories e fanno spallucce perché dicono "sono le regole della piattaforma". Il medium è però il messaggio: se parli la lingua della censura sarai tu stesso censura. Allora è meglio fare meno piuttosto che edulcorare. Abbiamo deciso di partire piano.
Poi vogliamo vedere la fotografia, vogliamo vedere i reportage. Ormai è un mondo di "soliti nomi", nomi dei social e nomi della TV. Ma esiste un giornalismo fuori dai circuiti che vale la pena di ascoltare e Poster vuole essere un catalizzatore di tutto questo. Vuole proporre rubriche nuove, senza aver paura di cosa è di moda. In molti si lamentano del fatto che non c'è un giornalismo libero, ecco ora c'è, o almeno ci sarà se pian piano questo progetto riuscirà a crescere e a dire la sua in questo panorama.
Grazie
Claudio Morelli
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Negli ultimi 10 anni sono morti nel Mediterraneo 28 mila migranti. Ormai li percepiamo come semplici numeri. Ma sono esseri umani, persone, volti. La campagna NoWay! combatte l'abitudine alla strage. Speriamo che, pur senza appoggi politici, il suo viaggio abbia più fortuna di quello di chi non ce l’ha fatta.
Lo trovi qui
«Me ne sono accorto in un momento di autocommiserazione lucida: non c’è posto al mondo per essere un fallito che questo paese.
Qui la mediocrità regna su tutto come un incantesimo somministrato lentamente, a dosaggio controllato. Sono tutti dei falliti.
Derelitti con le ciabatte e il suv impestano le strade in cui un tempo camminavano re e conquistatori, i paesini medievali concepiti come meta di ristoro e pellegrinaggio sono abitati da spettri e da vecchi sovrappeso e incattiviti dall’ignoranza. I loro sguardi ti intimano di andartene. Pessime vibrazioni.
Se sei un fallito alla fine non ti dice niente nessuno. La mediocrità e uno standard così affermato di cui fanno parte i tuoi genitori, il migliore amico, il dipendente delle Poste, l’assicuratore, il vigile urbano, l’uomo al banco dell’accettazione del pronto soccorso, il sindaco. Tutti fanno fatica ad arrivare a fine mese, cercano i prodotti in sconto, rateizzano, sognano viaggi che non faranno mai e si lamentano al bar.
Ecco la mediocrità. Te la vendono come una sicurezza.
Te la vendono chi? Chi sono loro? Vedi, è qualcosa che non puoi dimostrare, è l’atteggiamento del nostro tempo: dai la colpa al sistema e tutti gli altri disorientati spiantati ti assolveranno da quelle colpe che invece non ti fanno dormire la notte. Diventano vocine, rimorso, intuizioni segrete che non sussurri nemmeno a te stesso. Vivi nel castello sapendo benissimo che è finto, ma non trovando mai il coraggio per dirlo a te stesso.
A cosa dovrebbe servire la scrittura? A buttare giù questo muro. Ma se non sei onesto non scriverai mai niente di eterno.
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Ok è tutto. Ci vediamo la settimana prossima. In fondo a Bengala troverete sempre e soltanto una frase di Charles Bukowski. Sappiatelo.