BENGALA #128 - E SE TU NON MI AMI TI SPACCO LA FACCIA
Duo Bucolico - Vagnoli cagati fuori da Einaudi e dal mio culo - Super: Il fuoco che ti porti dentro - Bolo Cartoline - Lentini
Quando arriva il crepuscolo
e tutto il cielo si fa rosa
io mi sento Ugo Foscolo
e non è mica una bella cosa
vado a cena con gli amici però
non gli dico che mi piaci
parlo di calciomercato perché
innamorarsi è un po’ da froci
Duo Bucolico, Ti amo ti amo ti amo
Si deve poter fare ironia su tutto: finocchi, storpi, minoranze. Si deve poter fare black humor su disgrazie altrui, malattie, pedofili, bimbi morti e tragedie. Si deve potersene fottere delle guerre nel mondo, dall’Ucraina fino a Israele almeno fino al giorno in cui le suddette guerre non arrivino nei confini di casa nostra. Si deve poter essere gli egoisti che siamo per perseguire il proprio piacere personale in terra, visto che già combattiamo battaglie impossibili a difesa della nostra felicità contro: lo Stato, il Capitalismo, il Mercato il cui compito base è rendendoci automi del lavoro e usarci come pile per il loro sistema.
Si deve poter essere liberi di essere (anche) orrendi come lo eravamo prima di essere convinti che tutto il mondo se ne fregasse qualcosa del nostro pensiero, ovvero ieri, ovvero prima dei social network, degli status, dei post e dei trend.
Si deve essere ciò che si è e cercare di fare del bene nella vita di tutti i giorni. Là dove si può il bene è sempre una gioia farlo, specie se lo facciamo a noi stessi. Il che non vuol dire per forza fare qualcosa che piace agli altri, ma ogni tanto farla solo per noi. Prendersi la briga di rispondere a tono a un estraneo che vuole prevaricarti, sottrarti a qualche ricatto morale o a chi fa leva sul tuo senso di colpa, non perdere la propria identità sul posto di lavoro o in pubblico. Insomma, cose non da poco.
Io qui nel conchiglione, osservo la vita da dentro un veliero in una bottiglia. Sono un piccolo uomo sulla mensola di qualche collezionista. Bengala lo faccio qui dentro.
++++E ora un po’ di costume, la parte che tanto piace alla gente che piace++++
Ponte sullo stretto.
Ma perché non un ponte sulla mia fava? Forse è più fattibile. Una cosa è certa: se lo faranno (e non lo faranno) non ci monterò mai. Piuttosto la faccio a nuoto. Prima di fidarmi di un governo di improvvisati e di appalti fatti a cazzo con rilievi fatti ancor peggio da aziende che me lo sego se sono pulite, me lo faccio a nuoto lo stretto. Prima di fidarmi di un Paese in cui il ponte Morandi crolla e in cui il ponte di Ponte All’Abate (nemmeno 15 m) richiede 1 ANNO DI LAVORI E STRADE CHIUSE.
Serve + comunismo e + fascismo, ma de quelli veri de ‘na vorta!
Capisco quelli de sinistra che vogliono candidare la Salis, hanno ragione. Manca un po’ di comunismo da centro sociale, tutto canne e picchiare i fasci. È un re-branding. La sinistra porco*^=o non può essere la fica essiccata di Elly Schlein. Se non tornamo a spaccà du teste come pensiamo di conquistare il cuore della gente?
A me la Salis fa cagare, per me dovrebbe stare in stato di fermo fino a processo, però ecco se fossi di sinistra qualcuno che invece di dialogare dialogare dialogare (che vuol dire sparare cazzate) mena lo vorrei. Che mena in primis quelli de sinistra. Il grandissimo De Luca è l’unico degno ma non piace agli chic. La Salis invece… per quella impazziscono, deve esserci qualcosa di freudiano dietro.
ma nessuno vuole essere rappresentato da Elly. Nessuno. Così come capisco la Lega che vuole il generale Vannacci, anche se lui è più deludente della Salis. La Salis picchia i fasci. Vannacci invece se la mena, non dice che ne so: meglio morto che frocio, le cose che ti aspetti da un vero fascio. Dice che lui capisce tutti, che tollera tutti, bla bla, quando parla sembra Conte, o un politico qualunque. Il poco di fascio che è in lui (appartenenza militare, cazzodurismo, maschilismo) svanisce subito in una coltre di perbenismo. C’è bisogno di estremi, i leader mondiali attuali ce lo insegnano: Trump, il pazzo argentino, etc. Dobbiamo adeguarci agli standard, siamo sempre indietro.
Studenti che protestano per Palestina.
Fanno sicuramente bene, sarà una cosa buona. Ma le loro mamme puttane… se avessero mai, dico mai, protestato anche solo verbalmente per i precari di questo paese, per la sanità a cui hanno rinunciato milioni di italiani perché non funziona, per la giustizia, per le riforme mancate, per la corruzione. Per un Paese con governi a cui ci sarebbe stato da dichiarare guerra perché lanciavano missili, invisibili, nei nostri culi? No.
Carlotta Vagnoli con Einaudi
Carlotta Vagnoli mi ha bloccato su Instagram perché un giorno presi un suo post con una foto da zoccola e la postai nelle Stories con scritto “Onlyfans o Robinson di Repubblica?”. Era una critica, ma un personaggio pubblico se le può aspettare. Lei mi bloccò all’istante e da lì non ho più visto un suo post. Devo dire che non mi mancano e non l’ho mai più cercata. Cioè so che esiste e che paradossalmente ha occupato uno spazio nelle argomentazioni di alcuni progressisti o atteggiati di sinistra, di solito donne, che la identificano in una di quelle figure del femminismo un po’ vaghe e completamente inutili che esistono ora. Vagnoli è tipo la Lucarelli, un bignami aggressivo di nozionismo da conversazione, una bomba molotov che l’interlocutore lancia e funziona tipo asso a briscola, comanda. Vince perché ha ragione a priori e proprio avendo ragione la maggior parte sta nel torto di chi vuol essere perfettino e fa le pulci, dei manettari, dei giustizialisti aridi.
Non mi impressiona più tutto questo perché so che la narrazione è tutta una bugia e che CV è un personaggio tarocco e costruito a tavolino, ottimo per i tempi di oggi dove servono i debunker per spiegare alla gente le ovvie fake news, ottimo per chi ha bisogno di sbandierare qualcosa (un’ideologia anche improvvisata) perché si sente come un naufrago che avvista terra. So che la gente crede a tutto.
Devo dire che mi fa ancora un po’ male invece vederla pubblicata con Einaudi. Ho un legame sentimentale con Einaudi dal cui catalogo ho letto alcuni dei titoli più importanti della mia vita. Sognavo di essere pubblicato da Einaudi e come lo sognavo io altre centinaia di persone sicuramente più meritevoli di me. Invece Einaudi pubblica CV. Potrei leggere il libro, o scriverne una critica, faccio di più: vi lascio con la trama:
Alla fine degli anni Zero, Milano è il centro dell'universo: appena cala il sole, una generazione intera si ritrova sottoterra a far festa fino all'alba. Sono anni di musica indie e serate leggendarie, di club con la selezione all'ingresso, di sbronze infinite e skinny jeans, di after quando fuori è già giorno e soprattutto di cocaina, tantissima cocaina. L'impero della notte è caotico e disperato, e proprio per questo non può durare. Quando G si getta nel vuoto dal sesto piano, è come se con lui venisse giú tutto quanto. Come se, dopo una lunga caduta, per gli animali notturni fosse arrivato il momento dell'atterraggio. Un romanzo sintetico e acido, che è insieme denuncia e grido feroce. Carlotta Vagnoli ha scritto senza mai provare pietà, neanche verso se stessa, ricordandoci a ogni pagina che nessuno di noi è davvero innocente.
Nemmeno Einaudi è innocente.
Il film della Cortellesi
Seguo su Instagram il grandissimo Luca Buoncristiano che posta ogni giorno perle, tipo blob. In un video un intervistatore chiede a Frank Zappa se c’è canzone in particolare di cui non vorrebbe i figli conoscessero il testo e lui risponde in un nanosecondo: We are the world, quello che sarebbe diventato l’inno delle rockstar buone che salvavano il mondo, USA for Africa (ma quando mai?). We are the world, we are the children cantata da Michael Jackson che forse se li inculava i bambini.
Ecco lo stesso effetto mi provoca il film della Cortellesi. Non mi ero mai informato a riguardo, non avevo letto niente, poi per caso l’ho guardato. Era un filmettino piacevole, niente di che, ma il finale mi ha ucciso. Tutto andava bene fino all’esplosione di retorica del finale.
Il film è tutto su sta donna degli anni 50 che riceve mazzate dal marito e che a un certo punto, quando tutti sono convinti che scappi con l’amante (Vinicio Marchionni) lei ci sorprende e ci da l’insegnamento didattico: infrange le regole di sottomissione si, ma non per fuggire con l’amante, bensì per andare a votare. Perché per la prima volta le donne votavano. Mah.
Che insegnamento è? Vota si ma poi torna a casa dal marito che ti mena e che te le darà con gli interessi? La melassa emotiva di Stato del Paese Morale, quello che esiste solo sui giornali e in tv ed è fatto di voci che ti vogliono insegnare a pensare, scegliere cosa è lecito, cosa fa ridere, cosa va condannato.
Amadeus lascia la Rai.
Non conosco nessuno che si possa dispiacere per questo o anche solo a cui possa interessare. Per chi non lo detesta Amadeus al massimo è innocuo, tollerabile come quando la nipote si fidanza col tizio dell’ITI poco brillante. Ma detto questo: ma ci può snocciolare un video di un discorsetto letto a tavolino, recitato come la poesia delle medie? Voglio dire, fa pure il presentatore, possibile che non sappia esser credibile mai?
C’era questo tipo
Un tipino bravo
Abbordato su Facebook da una
Che diceva di essere Dua Lipa
E gli chiedeva 50 euro
In italiano sgrammaticato
Di ricarica sulla prepagata
”Sono a Cagliari con Sandro” gli scriveva
e lui ci credeva e glieli mandava.
E ora lui è sparito
Piange il suo amico a Chi L’ha visto
Forse è morto
Ma magari moriva uguale
È morto Roberto Cavalli
Trombava la Marini
Ne vengo a conoscenza sotto la ruota panoramica
A Montecatini
che si stacca dal supporto mi cade in mezzo al petto
Come la girella che taglia la pizza
sgretola la crosta e ci lascia il solco
Mi fa a fette, nel mezzo
La gente va al Verdi, a vedere Morricone
Le persone si affollano al cancello
Entrano ed escono dal parco
Sembro un sasso abbandonato
Come m’avesse lasciato qui un bimbo
Di un altro paese
E io son qui ma non venuto da solo
I sassi non si muovono
Robi
C’ha un dente buono solo in bocca
Il resto tutti strani
Dice la barista in due anni non ha mai preso
Qualcosa che non contenesse alcool
E deve veni a farmi il prato
Per 30 euro ma i sacchi neri l’ho presi io
E oggi m’ha paccato
Non se presentato
C’ha la 500 abarth un amante e una fidanzata
La fidanza ha perso sangue dal naso
Due volte
L ha portata in ospedale le hanno messo il “tappone”, così lo chiama
E io con lui parlo come fosse un direttore di banca
Uno di spessore
Quasi c’ho paura di deluderlo o annoiarlo
lo trovi qui
«La scrittura è finita. come la religione. Ormai non c’è più spazio nel mondo per questa roba. Siamo inglobati in un nuovo ciclo. Siamo come i sapiens all’inizio, stiamo assistendo a delle nuove rivoluzioni. Pensa che sfiga e che culo, siamo nati proprio mentre il mondo cambiava, nel secolo più veloce di tutti. Già da quando eravamo bambini, tutto è diverso. Perché fai resistenza? L’universo non ama chi fa resistenza, tende a spazzarlo via. Non ti converrebbe per un attimo lasciarti fluire? Seguire l’istinto?».
te lo ridico: lo trovi qui
Libro sconvolgente? No, libro vero.
Qualcosa che ti viene voglia di leggere anche solo per il tono, per la sorpresa, per la verità che contiene.
Mi avvicino a questo scrittore senza sapere niente di lui, senza mai averlo letto prima. Scorro due pagine e penso: questa è roba mia. Questo è il processo che succede quando ci imbattiamo in un’opera letteraria, ci sembra che racconti la nostra vita.
Nel caso non è un bene perché il protagonista del libro è una madre molto problematica, Angela, raccontata qui senza nessun timore di apparire immorali. Inizia il tutto ricordando il suo puzzo:
Benché da molti sia considerata una bella donna, mia madre puzza. Tra noi se ne parla senza allusioni.
«Pare ’e trasì dint’ ’a grotta d’ ’o cane» dice mio padre uscendo dalla camera da letto alla fine del loro riposo pomeridiano.
Si riferisce a un passaggio sotterraneo nella solfatara di Pozzuoli, dove i miasmi di anidride carbonica ristagnano al di sotto del metro di altezza lasciando indenne l’essere umano ma soffocando il cane che s’avventuri incauto per quel budello.”
Il libro è un ritratto continuo di Angela che diventa un personaggio iconico come Bartleby lo scrivano o Raskol'nikov di Delitto e Castigo.
Edizione di super pregio, con foto di Charles Traubb in copertina (ne avevo parlato qui).
***
“Le donne come mia nonna e mia madre, che venivano dalle campagne, da paesi dimenticati e da una miseria ostentata come un certificato di garanzia, tutti gli esseri femminili della mia famiglia materna hanno disprezzato l’amore prima di qualunque altro sentimento, la gentilezza più di qualunque altra virtù, le altre donne assai più di qualsiasi maschio.”
“Fanno le zoccole dei mariti, dice.
Interpretare la parte della zoccola per il legittimo consorte, se non proprio encomiabile, lo considera meno grave.
Una delle due ha anche trovato il modo per metterla a disagio perché, di punto in bianco, mentre le fa provare quelle parure scandalose, le chiede: «Angela, ma a te mariteto te vatte?»
Tuo marito ti picchia?
E mentre lei mormora un no confuso, quell’altra ribadisce: «E allora vò dicere ca nun te vò bene!» Significa che non ti ama.
Angela riferisce la battuta come un’enormità, ne vede l’assurdo, ma il tono con cui racconta il fatto tradisce un lampo d’invidia verso chi è l’oggetto di questa passione violenta. ”
“È una maestra e lei la reputa una cretina in base all’assioma, ribadito lungo la sua intera esistenza, che tutte le maestre siano da considerarsi cretine. Forse perché è l’unico lavoro femminile alternativo alla casalinga, e dal momento che lei è una casalinga ma ha fatto il liceo classico e frequentato l’università, sente sempre il bisogno di rivendicare che fare la casalinga è comunque meglio che fare la maestra.”
“Suo padre era un muratore, ma lei precisa subito che un manovale di allora aveva le stesse competenze di un architetto di oggi. Poi fece il carabiniere, lavoro che, per essere ottenuto, obbliga a una ricognizione attenta della moralità della famiglia di ogni candidato con indagini che risalgono per i rami e che la minima macchia interrompe traducendosi in veto inappellabile.”
“Angela è incoerente, ma non è affetta dalla normale incoerenza che ti porta a dire una cosa e a farne un’altra perché è più semplice o più immediata, o a cambiare idea perché è passato del tempo, ti sono arrivati nuovi elementi di giudizio o qualcuno ti ha convinto del contrario, o perché sei cambiato tu; niente di tutto questo. È di un’incoerenza più profonda, non motivata dalle convenienze o dalla semplice volubilità, ma dalla volontà di porsi sempre in maniera contraria a quella di qualsiasi interlocutore reale o immaginario, e se non c’è proprio nessuno che si oppone è lei a contraddirsi, da sola, per non essere d’accordo neanche con se stessa.”
“Gli amici non esistono, le donne sono zoccole e gli uomini figli di zoccola, l’unica cosa che conta è il tuo sangue, ma anche dei parenti farai bene a diffidare, perché è soprattutto su di loro che eserciterai la tua sorveglianza. Sui figli il controllo, sugli altri consanguinei la condanna: «Addu amici e addu parienti nun ci hai ’a accattà e ’a vende nienti», e su tutto il resto dell’umanità diffidenza o indifferenza. Alla faccia dell’amore universale e della solidarietà che i religiosi c’insegnano al catechismo e i laici invocano quando parlano di politica: ma almeno lei ha messo in chiaro da subito che «Io so’ cattolica a modo mio» e che «’E politici fanno tutti quante schifo».
Quando parla della sua famiglia, dice: «’A razza nostra.» E precisa: «Io penso ’a razza mia.» Che significa: del resto del mondo me ne fotto.
Il sangue, ’o sanghe.
Solo per me, a sottolineare rassegnata l’inutilità dei suoi moniti, aggiunge: «Che ce perdo a fà ’o tiempo cu te… Tanto, tu sì animale a sanghe friddo…”
“Ama vantare apertamente le qualità della sua «fessa»: tre parti e tre aborti, due spontanei e uno procurato, senza neppure un punto.”
New entry nella famiglia di Talento ecco il Duo Bucolico.
C’è una cosa che Francesco Roggero fa male? No.
C’è qualcosa che esce da Talento che non sia buona? No.
ti amo ti amo ti amo
e se tu non mi ami ti spacco la faccia
ti amo ti amo ti amo
e se non mi dai un baxcio ti spezzo le braccia
ti amo ti amo ti amo
e se non mi rispondi ti brucio la Panda
ti amo ti amo ti amo
se non apri giuro che sfondo la porta
Colazione cocaina e Nutella
poi mi viene da sognare
così mi esplodo le cervella Signore,
che paura questo amore!
Quando arriva il crepuscolo
e tutto il cielo si fa rosa
io mi sento Ugo Foscolo
e non è mica una bella cosa
la mia mamma si faceva le unghie
mi picchiava col mattarello
io il mio babbo bestemmiava in più lingue
si faceva il Tavernello
vado a cena con gli amici però
non gli dico che mi piaci
parlo di calciomercato perché
innamorarsi è un po’ da froci
Nell’industria musicale di manichini e riempitori di stadi tipo Marra e falsi duri come i Dogo, nell’era delle major senza indie in cui i cantanti tutti ci fracassano i coglioni con la loro etica con la morbosa voglia di didattica che emanano, questa roba è proprio fresca.
A set of 16 postcards for your grandpa, a collection of vintage construction worksite with manymen at work.
Questo Bengala è un po' tutto proustiano così, con immagini che rievocano quei giorni. Godetevelo.
Bellissimo.
Esce per Il Saggiatore, Tanti cari saluti, ovvero un libro tratto dall'accunt Cartoleene di Lorenzo Marchionni.
Il gioco è semplice: l'estetica del ricordo, dei saluti a penna. Roba per noi millennial e boomer che siamo cresciuti andando a cercare il francobollo per spedirne una.
Nelle cartoline, un po' come nelle card su whatsapp oggi, dominava il capezzolo, la coscia, la bellezza di sudare e abbronzarsi.
L'estetica è il paradiso della grafica e del grafico, figura sempre meno ad uso oggigiorno, sostituita dal più cerebrale art director, una sorta di boia delle idee altrui che egemonizza le riunioni nelle agenzie di Milano col suo charme e la sua sicurezza in se stesso. Il grafico era molto artigiano, eseguiva e metteva in scena dei desideri.
a Rivista Studio l'autore spiega:
«A livello estetico è quasi un nuovo barocco: un’esagerazione del colore, della saturazione stessa; insomma, la sagra del “troppo”. Va detto che, soprattutto negli anni Novanta, questo tipo di gusto aveva contagiato non solo l’editoria – e quindi, non so, oltre alla cartolina in sé pure le copertine dei libri – ma anche la moda, basti pensare alle tute da scii coi colori fluorescenti in voga allora. Dal punto di vista di contenuti, sono immagini piene di luoghi comuni – ovviamente “confortanti” per chi le comprava e le riceveva – sul posto che si visita, compresa la tradizione enogastronomica; ma ci sono anche animali o animaletti giocosi (i pescetti che si baciano, su tutti), panorami, foto da spiaggia. Divertimento, svago, malinconia. Insomma, l’immaginario dell’estate italiana. E poi donne nude con frasi provocanti: col tempo si è sviluppata un vero e proprio filone erotico».
ondiale e giusto per dimostrare che non è snobismo il mio o che voglia essere anonimo, ma solo discreto - la mia personale: @sebastian.edward
Questo è un bel pregio, un libro da cinquanta carti andato tutto esaurito che vi consiglio di cercare e comprare. O almeno avvisate me, che non ce l'ho, così me lo prendo.
La storia è quella della popolazione di Lentini, una cittadina vicino Siracusa, tra il 72 e l'80.
Ecco come spiega il libro l'editore:
“In realtà l’archivio va dal 1967 al 1990 e comprende la quasi totalità degli abitanti del paese: giovani e vecchi, contadini e studenti, professionisti e artisti. Di quasi ognuno,
il fotografo potrebbe raccontare vicende che lo riguardano direttamente, legami parentali, aneddoti. Un intreccio che rende tutti i soggetti parte di un unico grande racconto, una storia familiare. Un teatro civile, una parata sociale”.
“Franco Lanteri fa parte di una generazione di fotografi che si sono formati a bottega. Sono gli anni ’50: l’epoca dei paparazzi, della Rolleiflex. Il suo lavoro in un paese di provincia del Sud Italia comprendeva tutta la gamma delle cerimonie sociali come matrimoni, compleanni, battesimi, ma anche fototessere e foto di fatti di cronaca per il quotidiano
La Sicilia, perlopiù omicidi (un tratto che ricorda Letizia Battaglia).
I ritratti sono tutti eseguiti con banco ottico su negativi di formato 6×9. La preparazione della lastra, l’allestimento delle luci in sala di posa, la messa in posa, il ritocco manuale del negativo e della foto stessa una volta stampata, richiedevano tempi di realizzazione lunghi anche alcuni giorni. Un’attesa ormai inconcepibile. Anche lo sguardo obliquo del soggetto ritratto quasi a tre quarti, (profilo destro o sinistro deciso dal fotografo a seconda della maggior fotogenia di uno dei lati del volto), l’uso delle luci, il bianco e nero, sono elementi che contraddicono gli attuali canoni della fotografia per documenti in favore di una narrazione quasi cinematografica.”