BENGALA #120 - Natala!
Chiara - La Bibbia ma con Germano Mosconi Red Ronnie by Mannucci - Cinesini canterini - Bryan Lelli
«non esiste qualcuno che non desideri essere ricco e famoso
non esiste qualcuno che non voglia fare l’eroe
anche le citazioni belle non sono perfette
gente del mondo!
perché avete tanta fretta?
perché avete tanta fretta?»
Muyun Brothers (i tre cinesini virali su TikTok)
È natale fra poco, è Natale fra poco
E l'allegria
La mettiamo nei cassetti, la mettiamo nei cassetti
Tira fuori la malinconia
Lascia stare anche le cose, lascia stare anche le cose
Che non ti vanno, vanno, vanno
Chiudi la finestra, vieni dentro
Smetti di giocare e vieni qui vicino
Vicino, vicino, vicino
Più vicino, vicino, vicino
Vicino, vicino, vicino, vicino
(La, la, la, la, la, la, la, la, la, la, eh)
(La, la, la, la, la, la, la, la, la, la, la)
E questa volta la festa speriamo che sia
Meglio di quella dell'anno passato
Via
Oh-omh
Oh-omh
Oh-ohm
Oh-ohm
Vasco Rossi, È mattino
È il 24 dicembre, ho la febbre, tutto sommato è tutto ok.
Questo è un Bengala Natala, chiaramente che non parla del Natale.
Vi voglio bene a tutti voi che leggete, che mi invitate a far cose, che spargete la newsletter in giro e che mi scrivete. Grazie.
Uno scrittore non scrive mai solo per se stesso, diffidate da chi vi spara ‘sta cazzata. Io scrivo anche per voi.
INIZIO:
Oh… lo posso dire a voce alta? Godo. Ed è brutto, è peccato, perché non si deve godere mai delle disgrazie altrui, in pratica è come lanciare il malocchio ed è da gretti. Però un po’ godo a vedere Chiara che frigna sui social perché l’hanno sgamata a fregare la gente e farci soldi. Ma attenzione, non fermatevi a queste parole.
Chiara ha fatto bene a rubare il milione
Dopo la goduria subentra un sentimento più cupo, melanconico. Non voglio dire tristezza ma quasi. Ogni volta che la guardo, Chiara, provo un senso di grande vuoto. Lei che non sa praticamente mettere due parole in fila e ci viene narrata come grande imprenditrice digitale, lei che legge la lettera imbarazzante a se stessa bambina a Sanremo, lei brand di ogni cosa che capitalizza video che iniziano con «Hey guys». E se la critichi sei invidioso, se dici che vende il Nulla non sei capace di essere moderno, sei così escluso dal flusso dei discorsi. Però poi basta un niente, un milioncino sgamato, ed ecco i moralisti all’attacco… ricordo i Severgnini che la osannavano sulle pagine di giornale e ora che è partita l’onda di sputtanamento correggono la rotta.
Il fatto è che i Ferragnez sono un’azienda ed è sbagliato umanizzarli e mitizzarli. Non lo fate con McDonald’s ma lo fate con loro! Ma che è?!
Arraffare quel milione è stata la cosa più umana che Chiara abbia fatto. Mi verrebbe da dire: finalmente un po’ di verità. Cioè, lei di lavoro fa i soldi sul niente e in questo è bravissima, credo abbia pure paura che questa sua capacità non duri in eterno, quindi se le capita un milione sotto mano se lo accaparra. Di sicuro un milione le serviva per portare avanti la baracca che trascina ogni giorno: figlioli ricchi, casa ricca, barche, posti da sogno per ricchi, marito da mantenere, sorelle a carico, famiglie a City Life. Possiamo dire che Chiara è schiava della sua ricchezza. Lei vende un modello aspirazionale ricco, senza soldi non è più niente.
Io non la biasimo per il milione né la giudico, non sono Selvaggia Lucarelli o un moralista che le fa le pulci. A me di quei soldi che si è intascata non mi frega niente. Se la gente ha pensato che comprare un panettone con l’effige di Chiara servisse a far beneficienza, cazzi della gente. Wanna Marchi diceva: bene incularli tutti, i coglioni. Un po’ è vero (dopo che ho scritto questo pezzo Wanna è intervenuta su Chiara e ha detto di non voler essere paragonata a lei. Ha ragione! Wanna ha dovuto lottare contro l’immagine di cialtrona per una vita ma è riuscita a vendere di tutto; Chiara è stata osannata da tutti perché bella e ricca e giusta e per lei è stato sempre tutto più facile).
La pubblicità è quasi sempre ingannevole, siamo bombardati dalla mattina alla sera e rimpizzati tutti di bisogni indotti. È una giungla. Siamo tutti consumatori poco istruiti, ormai affascinati dalla “narrazione”. Ci compreremmo qualsiasi cosa se fosse ben narrata. Il problema, come dicevo sopra, sono quelli che comprano il panettone perché DAVVERO credono che Chiara sia buona, che la beneficenza che fa sia spontanea. Sono consumatori che non conoscono la comunicazione. Chi non ha gli strumenti per capire che ogni mossa di Chiara e Fede è solo una strategia di marketing è il problema, credo sia una nuova branca dell’analfabetismo funzionale.
Come se Chiara i soldi fino a ora li avesse fatti moralmente nel giusto e non volessimo ammettere che ha avvelenato l’acqua del pozzo visivo a cui si abbeverano le ragazzine. Perché il mercato funziona così, devi essere aspirazionale, vendere la fottuta anima al diavolo per raggiungere quei numeri. Del video tragicomico di lei che frigna e chiede scusa cosa è rimasto? Il sold out della tutina grigia che indossava. 600 euro. Ecco quanto conta il moralismo che professiamo: niente. La gente vuole quella tutina, gliene fotte nulla a nessuno del milione rubato, solo a Selvaggia Lucarelli (e due) che di lavoro campa parlando male dei famosi e facendogli le pulci.
D’altra parte è la scuola italiana: chiagni e fotti! Da Silvio in poi, ci siamo mai scandalizzati perché un riccone fa soldi da riccone anche col malaffare? No, ma quando mai. Mica siamo gli americani che se rubano vanno in galera, in Italia rubare è tollerato dai. E questo milione rubacchiato non la scalfirà più di tanto sul lungo termine. Ha venduto l’acqua col suo nome a cifre altissime, potrebbe vendere barattoli di aria niente respirata da lei e la gente li comprerebbe lo stesso attualemente. Perché la gente è pigra e ha tanto bisogno di credere in qualcosa.
E non c’è da scuotere la testa sconsolati come fanno i bacchettoni, quelli che vedono nel contemporaneo una deriva morale ed esaltano un passato che era pressocché identico. Siamo un po’ peore quando ci troviamo di fronte agli schermi, perdiamo un pò di spina dorsale.
Se fossimo un Paese con le palle chiederemo a Chiara di andare in Bocconi o a Sanremo e invece che dire boiate spiegare al mondo una cosa come: ci devi credere, io per esempio non ho capacità ma avevo un arrivismo dentro che mi sarei venduta pur di essere quel che sono. L’ho fatto e ora ho i milioni. Semplice. Basta non avere scrupoli.
Chiara continuerà a vendere e mi va benissimo. Mi fa orrore solo il circo di morale attorno a lei, di tutti quei giornali che l’hanno incoronata first lady italiana e che ora la ricoprono di merda. I Severgnini e i Gramellini che la adulavano, le copertine dei giornali, le serie Netflix, mavaffanculo.
Che poi anche lì: chiunque conosce la comunicazione sa che prima c’è la divinizzazione del personaggio, poi la demolizione. Il pubblico a un certo punto si stanca e comincia solo a sperare che ti vada tutto male (“Il pubblico vuole il sangue” diceva Carmelo Bene), gli rode il culo che tu abbia successo e fa di tutto per abbatterti specie se cominci a fare il buono, quello delle cause umanitarie e c’hai i soldi che ti escono dal naso.
E Fedez non c’ha ancora capito niente, è ancora lì che si incazza, che piange, che fa le Stories a difendere.
E invece no! la messa cantata, la Meloni, Saviano, i podcast, gli attacchi, le ospitate da Mara Venier, i pianti, quei cazzo di figlioli sin da quando escono dalla topa santa di Chiara sempre in primo piano nel telefonino, i tapiri, la bibita Boer. Ma che fatica.
Chiara e Fede sono come un’azione in borsa, ogni giorno subiscono crolli o picchi in base a quello che dicono o fanno, e con essi sale o scende pure il loro valore di mercato. Ci tengono incollati alla loro vita privata visto che non è che possono farlo con altro. Tipo Fedez sarebbe un cantante, ma mica è in grado di scrivere una canzone che tutti cantiamo, una canzone bella, mica è che ne so anche semplicemente Calcutta. Allora litiga con Luis Sal, Morgan, Rovazzi, J-Ax, Salvini, Giorgia Meloni e fa casino e complice il fatto che i giornali in Italia sono molto mosci fa parlare di sé. Questo è il suo vero lavoro, che gli provoca infatti stati di ansia e depressione belli potenti. Cioè è costretto a limonare Rosa Chemical per far parlare di se, siamo a questo livello.
Chiara che ti può vendere? Cosa produce, cosa sa fare? Sa fare solo “Hey guys”, poverina.
Ma è Natale, ce ne deve battere il cazzo di Chiara e Fede. Pensiamo alle cose belle, alle cose nostre, alla vita.
Auguri fellows.
Mangia, non mangi niente!
mangia!
C’è un pezzo di strada
non so nemmeno come si chiama
credo “Cerbaia”
dopo Monsummano verso il Cintolese
file di case uguali, grigie
macchine parcheggiate
un apparente nulla che nemmeno mai ho frequentato
fil di ferro e marciapiedi vuoti
eppure mi ricorda tutto
la mia giovinezza i miei luoghi la mia radice
quasi mi commuove
è l’unico posto che mi ricordo nel mondo e quasi non ci sono mai stato
Nuovo fenomeno del bar degrado
entro in uno che ha il bancone vuoto
letteralmente non ci sono solidi
ne panini ne toast ne pizzette
solo un cornetto uno
e poi liquidi, roba da bere a volontà
rumena incazzata dietro il bancone
prende un euro senza scontrino
la trap e la latina in sottofondo
entra solo gente da ghetto, è tutto brutto
anni ottanta, immobile e fiacco
a mio avviso è fatto così l’inferno
tintillano gli spicci dei gratta e vinci
come lacrime confuse a scaracchi
uno che chiamano “Sardo” si staglia nella luce
dorata
col calice quasi a nobile
arieggia il bianco
in pile verde e scarpe da lavoro
e tutto tace nel giallo
nel silenzio
di via Marruota
Mondo degli umani sopraffatto dalla tecnica. Ci sono droni di Amazon nel cielo atono
tu sogni e sei in The last of us, nel mondo postatomico dei draghi, vaga,
un essere mutante che è il Capitale,
predatore preistorico ritornato con dentro demoni di techne
e si aggira tra i palazzi.
È maestoso, è alto, e riporta l’ordine con la paura.
Ma nel nascondersi gli uomini tornano fratelli mansueti
organizzano la sopravvivenza e magari un attacco alla bestia,
si scaldano al fuoco e mangiano scatolette
ed esso cambia faccia ogni istante
prima è Fedez, poi il ‘900, poi CR7, il litio delle batterie, i soldi, le tette rifatte
elonmusk, l’economia, il mercurio, l’ospedale, la fregna,
e dagli occhi fasci di luce scandagliano le strade in cerca di fuggitivi
sul petto ha mille cazzi giganti che schizzano
tante paia di puppe oscillano
così allatta e insemina le menti
le fotte al galoppo
lo guardi e ne sei stregato
vuoi che ti prenda, vuoi essere senza pensiero,
agghiacciante la musica delle pubblicità risuona nel cielo morto.
al tempo dei nonni i bimbi reggevano il coniglio
mentre la vecchia lo spellava e poi lo sbudellava col coltello,
e la natura matrigna rosso sangue colava a terra col puzzo
e nessuno aveva scandalo
ora sono tutti ermellini e specie rare, raffinati, bocconiani,
ma il mondo è sempre il solito.
Come volo, come li amo. Questa è la mia canzone preferita dell’anno. La canto sempre nella mia testa, vorrei studiare il cinese solo per poterla cantare. Il mio preferito è quello con la codina.
«Siamo tre fratelli appartenenti al gruppo etnico YI, provenienti dalle Montagne Daliang, nella provincia del Sichuan, sud-ovest della Cina. Nonostante abbiamo una ventina di anni, sembriamo dei bambini, con grandi sogni nei nostri corpi piccini. Amiamo la musica e abbiamo trasformato la nostra casa rurale (un casale) in una piccola casa accogliente, riprendendo in video la nostra vita di campagna».
Al netto di qualche vocalizzo, il testo usa più o meno queste parole: “Non c'è modo di vivere una vita che non voglia essere ricca. Non ci sono soldati che non vogliono essere eroi. I pavoni più belli non sono perfetti”.
«non esiste qualcuno che non desideri essere ricco e famoso
non esiste qualcuno che non voglia fare l’eroe
anche le citazioni belle non sono perfette
gente del mondo!
perché avete tanta fretta?
perché avete tanta fretta?»
bryanlelli per me è il miglior comico italiano al momento. Ha inventato un genere nuovo, ha una voce suadente, è no sense, non si capisce se sia del sud o del nord, non è nemmeno la risata che esalta ma la follia delle sue scenette. Il suo personaggio sempre prossimo all’incazzatura è super realistico e fa ridere perché è un giovane che parla un po’ come un vecchio. Mi piace tantissimo.
Dai un geniooo
C’è scritto “autori vari” e non conosco i geni che lo hanno messo in giro ma Libri Brutti lo ha trovato e potete tutti comprarlo su Amazon. Non so se esiste un regalo migliore per Natale della Bibbia in cui al posto di Gesù Cristo troverete ogni singola volta Germano Mosconi, il conduttore televisivo bestemmiatore del Veneto. Ecco un esempio:
Trent Parke viveva con la moglie e i figli in Australia. Casetta minuscola, povertà. Alla nascita del secondo si spostano ad Adelaide.
Laggiù succede qualcosa. Trent comincia a scattare i genitori di lei. E boom.
Ne è nato un libro, The Christmas Three Bucket, pubblicato da Steidl che ormai non si trova più.
Trent Parke viveva con la moglie e i figli in Australia. Casetta minuscola, povertà. Alla nascita del secondo si spostano ad Adelaide.
Laggiù succede qualcosa. Trent comincia a scattare i genitori di lei. E boom.
Ne è nato un libro, The Christmas Three Bucket, pubblicato da Steidl che ormai non si trova più.
Un po' di foto belle.
Questa sopra è di Lee Friedlander
Poi:
testo di Alessandro Mannucci
Oggi se uno dice Red Ronnie tutti pensiamo a una concatenazione di concetti liberi: boomer, rincoglionimento, novax, complottista, medicina non convenzionale, medium, seduta spiritica, Eleonora Brigliadori, Wanna Marchi, Jimi Hendrix. L’ultima sparata di Red che gli è valsa l’imitazione di Crozza (un riconoscimento ben più importante dell’Ambrogino D’Oro) è il fatto di aver finalmente coronato il suo più grande sogno: intervistare Jimi Hendrix grazie all’interposizione della medium Sonia Benassi (abbastanza indispensabile visto che Hendrix ci ha lasciato nel 1970). Durante questo colloquio interdimensionale è emerso che Hendrix era un alieno e che avrebbe voluto, dall’aldilà, che di tutte le persone al mondo fosse proprio Red Ronnie il custode della leggendaria Stratocaster bianca che aveva consacrato all’immortalità suonandola a Woodstock assieme ad altri cimeli (foto pornografiche). Ora, sebbene sia la cosa più facile del mondo liquidare questi aneddoti come una cosmica montagna di minchiate (non ho alcun dubbio che lo siano) e Gabriele Ansaloni come un mitomane bollito, ammetto che da qualche parte, dentro di me, ho provato un certo affetto per un uomo che al netto di tutto ha fatto cose incredibili nel corso della sua carriera e ha scelto di fare ciò che fa da sempre - comunicare - nel senso più ampio del termine e svicolato da qualunque sistema o canale istituzionale.
In un mondo di oggi in cui chiunque sposa la causa del momento con contrita convinzione per i 15 secondi necessari a caricare una storia su instagram e sta attento a conformarsi al pensiero dominante per ottenere benefici sociolavorativi è decisamente liberatorio vedere un vecchio pazzo dire quel cazzo che gli pare, senza la minima preoccupazione di sembrare ridicolo, essere preso per il culo da mezza italia e sembrare sempre serafico e non un rosicone.
Non so voi ma io credo che sia una storia bellissima.
Ma Red Ronnie non è sempre stato questo: mi ricordo bene di un tempo lontanissimo in cui non esistevano i social, non esisteva proprio internet e nemmeno la tv satellitare o i canali tematici. Certo, c’era la radio ma in Italia negli anni ’80 per quanto mi riguarda l’unico modo che avevo per VEDERE i musicisti era attraverso Be Bop A Lula, programma Mediaset scritto e condotto proprio da Ansaloni. Nei 6 anni di messa in onda Red parla a ruota libera di sesso, droga, musica, amore, dio, con Vasco Rossi, Patty Pravo, Pino Daniele ma anche mostri sacri come Pink Floyd, Grace Jones, Van Morrison e David Bowie. Red Ronnie è l’unico in quel momento a intervistare quei nomi, e lo fa sempre con uno stile colloquiale e destrutturato lontano anni luce dai rigidi formalismi dei giornalisti dell’epoca. E’ grazie a Red Ronnie che scopro Andrea Pazienza: è bello, nervoso, non riesce a star fermo, è divorato da un’ansia senza nome mentre disegna e ha un orrendo maglione color salmone. Red lascia spazio all’energia vitale di Pazienza intervenendo pochissimo, ravvivando il dialogo solo quando sembra sul punto di spegnersi. Non ha il sapore dell’intervista vera quanto di una chiacchiera in un bar degrado di periferia dopo tre giri di grappa Nardini. E’ un bel momento, talmente lontano dai tempi nevrastenici della comunicazione odierna da sembrare un reperto sumero antichissimo.
Per me comunque Red sarà sempre indistricabilmente legato a una vicenda assurda di cui è appunto tornato a parlare recentemente dopo le esperienze di canalizzazione con Sonia Benassi di cui sopra. E’ il 1990, Red è nel pieno fulgore della sua carriera televisiva quando sul giornale legge che la chitarra più iconica di Hendrix, il suo idolo, sarà messa all’asta da Sotheby’s. Red non sa manco cosa sia Sotheby’s ma conosce fin troppo bene la Stratocaster bianca immortalata nel film di Woodstock mentre Jimi la strapazza sconvolgendo il mondo con la sua interpretazione di The Star Spangled Banner. Da li a pochi giorni (l’asta è fissata per il 25 aprile) si verificano una serie di strane coincidenze (che ovviamente per Red sono tasselli di un destino già scritto tessuto da un’entità superiore) che permettono al nostro di iscriversi telefonicamente all’asta, ottenere un fido illimitato da una banca di Bologna in un giorno festivo, seguire dal vivo l’asta e infine aggiudicarsi l’inestimabile cimelio per l’assurda cifra di 550 milioni di lire. Vedere Red che riprende la sua televisione che trasmette le fasi finali dell’asta e poi il momento in cui lo comunica alla moglie che rimane sospesa in uno stato di incredulità apparente tra il “l’ha fatto davvero” e il “mi sta prendendo per il culo” è impagabile.
Nel 1990 io ho 15 anni e Hendrix è anche il mio mito: sogno di suonare una strato come lui e quando vedo al telegiornale che Red Ronnie ha comprato la strato usata da Hendrix a Woodstock per poco non mi vanno di traverso gli spaghetti di mia madre. E’ un pò come sentire che la leggendaria spada Excalibur è custodita da Gianni Drudi o che i guantoni con cui Muhammed Ali ha battuto Foreman a Kinshasa li usa per allenarsi al sacco Tiberio Timperi. Non aveva alcun senso. Red, sborone vero, si fa consegnare la chitarra davanti a Sotheby’s da Mitch Mitchell, storico batterista dell’Experience. Ancora oggi mi sembra incredibile che di tutti i miliardari collezionisti feticisti musicisti del mondo quello strumento incredibile sia finito nelle mani di Red. Non ci rimarrà molto: due anni dopo, lasciata Mediaset e con una situazione finanziaria non brillantissima Red è costretto a vendere la white strat a Paul Allen, socio di Bill Gates alla Microsoft desideroso di aprire il museo “Experience” a Seattle.
Ma questo episodio segnerà la resurrezione artistica del nostro, visto che di li a poco inizierà l’avventura di Roxy Bar.
Non so voi ma io credo che sia una storia bellissima.
Pezzo uscito su Il Foglio di venerdì scorso-
di Annalena Benini su Il Figlio
La casa si sta riempiendo di sacchetti misteriosi e rumorosi: non ho idea di che cosa ci sia dentro anche se credo di averli portati io in questa casa. Li ho trascinati per strada, ho salito le scale lamentandomi della fatica e mai nessuno che mi aiuti, li ho fatti entrare e poi mi si cancellata la memoria.
Ho provato a sbirciare dentro, ci sono dei pacchetti regalo, non mi dicono niente, sono dei pacchetti estranei. Non riesco a ricordare neanche se mi sforzo, i regali di Natale vengono acquistati in uno stato che ondeggia tra l’esaltazione, il nervosismo, la violenza e la trance.
Sono piuttosto certa della presenza di candele profumate, vituperate da tutti e anche per questo da me molto amate. Le candele sono l’ultimo gradino della scala sociale dei regali, insieme alle calze, e io infatti amo anche quelle. Le compro e poi non ho il coraggio di regalarle, faccio quindi degli altari di candele (non di calze) in cucina, e questi altari indispettiscono molto i gatti.
Vedono le fiammelle e lo ritengono un dispetto, cos. corrono, o meglio galoppano, fino alla loro vendetta preferita: l’arrampicata sull’albero di Natale e la gara di divoramento sacchetti. Ho sentito un gran fracasso misto a ruggiti, sono corsa in salotto e ho trovato l’albero rovesciato, con il suo gradevole carico di neve finta e palline rotte sul pavimento, ma nessun gatto nei paraggi: ho seguito le tracce di un sacchetto di carta smembrato, pezzi di faccia di Babbo
Natale, pezzi di scritta: Merry Christmas, fiocchi di neve, cocci di palline dorate, e li ho trovati, tutti e due sdraiati dentro un rettangolo di sole sotto una finestra. Fischiettavano.
Non hanno nemmeno drizzato le orecchie alle mie urla, stavano là sdraiati forse da mille anni. Albero, ma quale albero? Li ho costretti all’eye contact, volevo una confessione di colpevolezza, ma erano già in uno stato di beatitudine sul loro inarrivabile pianeta gatto, dove sogno di andare un giorno anch’io.
Prendetemi con voi, che cosa vi costa? Voglio anche io fare crollare alberi per dispetto e subito dopo sdraiarmi al sole. Distruggere un divano e poi fare la faccia soddisfatta. Sparire per giorni e poi con uno sguardo dire: ho fame, sbrigatevi.
E comunque, a parte i sogni, a parte gli alberi, che cosa vogliono da me tutti questi sacchetti? Io ho un problema con i sacchetti, mi fanno sentire insacchettata. Appena vedo un sacchetto, cerco di farlo sparire. I gatti li masticano, io li nascondo e se nessuno mi vede li butto. Di carta, di plastica, di cartone, capienti, minuscoli, sacchetti del supermercato, della gioielleria, del calzolaio, del macellaio. Sacchetti, io vi odio. Buste, io ho paura di voi. Vi moltiplicate a una velocit. assurda, volete prendere il sopravvento, volete imbustarci e portarci via, appallottolarci come una carta da regalo strappata.
“Signora, serve una busta?” “No! No basta, per carit., non mi serve!”. “Signora ma la giraffa impagliata come la porta? Signora, ma queste uova sfuse dove gliele metto? Prenda una busta da dieci centesimi, non sia tirchia”. E invece no, terr. le uova in mano, porter. la giraffa sulle spalle, romper. le uova, uccider. la giraffa, ma niente pi. buste dominanti.
Che amano ritrovarsi al centro del pavimento della stanza di mia figlia, vuote. Stanno prendendo un aperitivo e sparlano di me, dopo che lei le ha gettate l.. Sono minacciose. Ma arrivano i gatti al galoppo e si gettano nella mischia. Sacchetti, addio: non vincerete mai.
Ecco è tutto!